fotolucien

home > words > articoli > fotoamatore a VE



UN FOTOAMATORE ALLA MOSTRA A VENEZIA

La fotografia mi ha fatto scoprire Venezia e lì riscoprire il cinema con la sua Mostra, che avviene ogni anno al Lido all'inizio di settembre.

Dopo aver visitato i luoghi storici, arriva il primo giorno della Mostra e l'HOTEL EXCELSIOR si riempie improvvisamente di figure professionali, che animano un tranquillo Hotel per persone senza problemi economici. Si ha l'impressione che esista solo per quest'occasione, dove si consuma tutto in dieci giorni di gran festa per il cinema. Si ha l'illusione d'essere sul set di un film la cui trama non é chiara. Al termine si cancellano i segni del suo passaggio, ma tanti ne sono rimasti sulla pellicola alimentando delle speranze. Il pubblico vuole toccare l'idolo, salutarlo e fare una foto ricordo, meglio se con una Polaroid così la può autografare.

Alla Mostra, ho potuto osservare i fotografi professionisti al lavoro, e capire quando lo scatto dà a loro da vivere o, dà vita. Nel primo caso si scattano le foto standard usando le macchine in program + flash + bracketing, con appiattimento delle immagini presentate alle redazioni o agenzie. D'altra pasta sono quei fotografi che da ogni scatto ricevono stimoli, perché per loro quello migliore é sempre il prossimo, cercano sempre un'idea e le condizioni migliori di ripresa, per immagini solo tue e lontane dai fotocolor organizzati.

Tra questi professionisti creativi c'era Maurizio Galimberti, che con la sua ImagePro ha creato il desiderio di farsi fare il ritratto a mosaico, é un ottimo pierre di se stesso. Sono stato coinvolto da subito nella mischia per fare Polaroid autografate dai divi. Dopo un po' ero l'assistente quasi a tempo pieno di Galimberti.

La Polaroid istantanea é poco usata dai professionisti e creava situazioni curiose di cui sono stato un divertito spettatore. Bernard Tapie sembrava un pesce fuori dall'acqua, mentre Galimberti gli faceva il ritratto a mosaico, che ha completato riprendendo il muro e marcando le immagini con una croce per ricalcarne l'assenza. Riguardando il ritratto di Tapie, il suo volto sembra sconvolto, oppresso da qualcosa che poi l'ha fatto fuggire. Gli attori più allegri davanti alla Polaroid erano, Davide Riondino perché mi ha scambiato per un cliente dell'Hotel e Fabio Fazio perché diceva a Galimberti frasi colorite. I personaggi che non prendevano seriamente la Polaroid, poi improvvisamente la volevano vedendo i ritratti dei colleghi. In altri casi la garanzia di rapidità e semplicità, giocava a favore, e le giovani leve del cinema Italiano erano le più attente e interessate a questa forma espressiva. Nello spazio Polaroid c'era un banco ottico per fare ritratti giganti di 50 x 60 cm ai divi del cinema, per poi esporli al Palazzo del Cinema.

Questi divi, che quando arrivano vivono da accerchiati, fa effetto vederli 24 ore dopo fare le cose di tutti i giorni, con fotografi e giornalisti che li trattano come clienti dell'Hotel. In questi casi può essere imbarazzante fare loro degli scatti, ma se alcuni tendono a nascondersi altri accettano la tua presenza e si lasciano fotografare volentieri.

Al bar ho sentito Marco Ferreri affermare che girerà il prossimo film con una telecamera manuale su un Ape Car, portando come esempio Wim Wenders, che é ritornato all'antico in contrapposizione ad un eccesso di tecnologia nel cinema. Wenders, però, ha usato lo strumento più adatto per il suo soggetto cinematografico. Ferreri ha ragione quando afferma che lo spettatore é morto, perché mancano le condizioni particolari per i giovani, ma sbaglia ad incolpare la tecnologia di tutto questo, perché l'uomo la sta usando male. L'elettronica fa discutere anche il mondo della fotografia, ma consente di portare a casa un'immagine che io definisco standard, a fuoco ed esposta bene. Poi il creativo si rivela tale con ogni mezzo. Un giorno non molto lontano la tecnologia digitale soppianterà la foto tradizionale, con prezzi per le tasche del fotoamatore e chi fa buoni scatti non li rovina modificandoli digitalmente. Ryszard Horowitz, ha dimostrato che le sue opere prescindono dallo strumento, digitale o tradizionale le sue immagini sono di sicuro impatto e anche i singoli "scatti base" sono già buoni di per sé. Oggi il digitale trova una sua giustificazione perché dimostra la sua capacità d'alterazione della realtà, tanto per il normale esiste già la chimica. In futuro la manipolazione digitale diventerà solo un attributo, una possibilità in più, e si continueranno a fotografare i soggetti preferiti, come oggi, senza consumare pellicole e inquinare con i chimici. I film potranno costare meno e il pubblico risorgerà a nuova vita frequentando la sale perché il biglietto costerà meno, il tutto per la gioia di Ferreri.

In contemporanea c'era la presentazione del nuovo video di Vasco Rossi in Virtual Set, con le scenografie virtuali e i soggetti umani reali. Ritengo la realtà (o fotografia) virtuale, idonea per fare giochi, addestramenti, ecc. senza abusarne perché diseducativo per i bambini, se non c'é una corretta informazione.

Alcuni fotoamatori e giurati per concorsi fotografici hanno una visione critica sulle riproduzioni senza un po' di "argento" e "chimici". Il tipo di supporto utilizzato per far vedere un'immagine va bene se la qualità è all'altezza del servizio.

L'istantanea é la foto più viva e modifica il tuo approccio con il soggetto, ma per la riproduzione ingrandita e per esperienza personale, i sistemi digitali, nel colore sono più affidabili e fedeli.

 
Marco Ferreri

p.s. Stavo rimaneggiando quanto sopra e ho saputo che Marco Ferreri si é spento a Parigi. Voglio dare il mio contributo ricordando che era in grado di trasferire in continuo il mestiere di vivere ed era armato di senso critico che trasformava in provocazioni stimolanti.






Site Digitally Watermarked with Signum Technologies
Tutti i diritti sono riservati. © by luciano testi