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Introduzione

PREMESSA - a cura di MANUELA ZANELLI

SCULTURA DEI LUOGHI COME LUOGHI DELLA SCULTURA
- a cura di MANUELA ZANELLI

L'INTERVENTO - a cura di LUCIANO TESTI - (testo non incluso nel catalogo)

FORME RICREATIVE - a cura di LUCIANO TESTI - (testo non incluso nel catalogo)

DETTAGLI - a cura di LUCIANO TESTI - (testo non incluso nel catalogo)







PREMESSA

a lato, il catalogo con immagine di Arianna

La mostra dello scultore Italo Lanfredini presenta alcune opere-chiave che giudichiamo capisaldi del suo lungo lavoro di ricerca, sia per quanto riguarda le fondamentali coordinate della sua poetica che i momenti decisivi nell'evoluzione del suo fare scultura. L'esposizione non è dunque nè una personale di opere recenti, nè un'antologica che rispetti una rigorosa cronologia e sia esaustiva di tutto il suo lavoro, al contrario, ne ritaglia un percorso diremmo circolare nella valenza critica interna, ma che mantiene il carattere aperto di una guida-traccia, di una porta che si affaccia appena sulla complessità del suo mondo poetico, puntando in particolar modo ad evidenziare le valenze progettuali del lavoro dai bozzetti, ai disegni, agli scritti dello stesso artista. In particolare si tratta di una vera e propria anatomia delle grandi opere che stanno tra scultura e architettura del luogo e dell'ambiente naturale e rurale: il labirinto, intitolato "Arianna", dal percorso di un chilometro su mille e trecento metri quadri di estensione, costruito sulla collina nei pressi di Castel di Lucio di Messina in Sicilia, opera con cui ha vinto il premio internazionale di scultura "Fiumara d'Arte" nel 1988, il "Giardino delle Forze Rigeneratrici" di Pradello di Villimpenta di Mantova e il lavoro progettato ed in corso di realizzazione nella campagna mantovana presso la sua casa-studio "La Silenziosa" alle Basse di Commessaggio. Queste vere e proprie costruzioni di luoghi sono documentate da disegni tecnici e non, dall'iter progettuale descritto dallo stesso autore, da fotografie e da video. Ci si è soffermati su queste opere, in particolare, non solo perché logisticamente di più difficile visione ma soprattutto perché le consideriamo il punto più alto del suo lavoro e il raggiungimento di un apice di maggior valenza rivoluzionaria nella concezione e traduzione operativa della sua opera scultorea. Le piccole sculture poi, presenti in mostra, nonostante abbiano una loro autonoma valenza, si connotano soprattutto come progetti plastici destinati ad una realizzazione in grande scala, possedendo infatti tutte le potenzialità di tradursi in grandi sculture-luoghi come quelle già sopra menzionate. Altre opere di grandi dimensioni come le Soglie, i Nidi, il Grembo del seme, la Foresta Impugnabile, vogliono poi rappresentare un esempio concreto di lettura dello stesso luogo espositivo come fondamentali figure del suo immaginario, del suo mondo poetico e archetipico. Infatti, per dove sono collocate, in sintonia con gli spazi esistenti, ne interpretano, o meglio ne svelano valenze di senso nascoste esattamente come viceversa i luoghi rafforzano i significati delle opere stesse. Nella mostra viene poi data testimonianza di come l'opera di Lanfredini, oggi soprattutto, si connoti come luogo di incontro, di scambio aperto alla relazione con il lavoro di altri artisti, anche di altre discipline e settori, invitati ad intervenire, a proseguire il suo lavoro in un processo di trasformazione interpretativa affidata ad altri linguaggi, come ad esempio quello poetico. Del resto la poesia, come natura intrinseca del suo lavoro, è spesso chiamata a correlarsi, a relazionarsi strettamente alla sua scultura, ora sotto forma di momenti di lettura, o con interventi che diventano parte integrante e necessaria dei suoi lavori, come già è avvenuto in opere-evento come la "Culla del vento" o il "Muro del canto". In questa occasione testimoniano la loro consonanza con l'opera di Lanfredini i poeti: Milo De Angelis, Alberto Cappi, Plinio Acquabona, con loro poesie inserite in catalogo oltre a quella dell'amico poeta Umberto Bellintani di recente scomparso. Ma anche il linguaggio fotografico si è relazionato al suo lavoro ed è presente con la fotografia del labirinto scattata in Sicilia da Giovanni Chiaramonte e pubblicata nel 1993 nel suo libro fotografico "Penisola delle figure". L'illustre fotografo, vicino per certe comuni tematiche, interviene anche in catalogo a sottolineare sotterranee affinità di sentire. Non mancano inoltre rapporti con il linguaggio filmico. Sarà in visione anche il breve film, girato dal regista Raul Ruiz, ove il particolare racconto, sorta di viaggio iniziatico del protagonista, è in gran parte ambientato nel labirinto siciliano di Lanfredini. Infine, un giovane artista scenografo, allievo dell'Accademia di Brera, Paolo Cavinato, con il suo video non documenta ma reinterpreta attraverso il linguaggio del mezzo la tematica del viaggio, a lui congeniale, con le immagini dei labirinti verticali ed orizzontali dello scultore. Un'altra delle sue opere-evento legata al concetto dell'offerta ad altri artisti del proprio lavoro come invito a proseguirlo, è il grande nido con le teste-uovo-sorpresa "Grembo del seme". Proprio in questa occasione verranno resi noti i nomi di dieci dei dodici artisti che rispondendo alla richiesta di Italo Lanfredini hanno creato piccole opere che costituiscono il contenuto segreto di altrettante uova d'argilla della grande installazione realizzata nel sotterraneo del convento.



SCULTURA DEI LUOGHI COME LUOGHI DELLA SCULTURA

… Coniugando specificità e complessità le sue diventano opere-luoghi da vivere, offerte e date agli altri perché ne siano mosse le coscienze, sollevati i veli dell'immaginario e delle memorie profonde e sepolte, fatti rivivere stupori arcaici, emozioni primigenie, attivate energie interiori e della mente. La sua scultura da oggetto praticabile, fattasi progetto spaziale, può ora andare oltre la sua compiutezza, perché si porge all'eplorazione e all'uso degli altri ed invita ad una fruizione partecipata ed attiva. Lanfredini più che rappresentare concetti, crea situazioni che dovrebbero influire come esperienza conoscitiva e di crescita interiore, stimolando i percorsi sotterranei della mente e dello spirito. …

… Quello che Lanfredini ha chiamato " Il muro del canto", muro di cinta della sua casa-studio, è soglia, segno di un incontro tra dentro e fuori, interno ed esterno. Esso si apre e si svela in questa duplicità attraverso la poesia e i suoi rituali, la poesia essa stessa simbolo per eccellenza che nasconde e che svela. Le formelle incise con i versi dei poeti, inserite nel muro, sono rivolte all'esterno, offerte alla lettura di chi voglia fermare il passo e raccogliere l'invito e il primo dono che l'artista ospite porge all'ospitato. Così nell'opera-progetto, intitolata "Occhio-Specchio del cielo" che è in corso di realizzazione, l'ingresso posteriore della sua casa diventa scena di un teatro all'aperto, teatro della vita che si apre allo spettacolo della natura, in cui l'orchestra e cavea tracciano un grande occhio-fontana che, insieme ai molteplici significati cui si lega, qui suggerisce primariamente il rapporto tra terrestre e celeste; integrato al terreno, esso guarda il cielo, ma al tempo stesso, è veramente percepibile solo dall'alto in una prospettiva rovesciata che dal cielo guarda la terra come negli estesi tracciati-figure delle antiche civiltà precolombiane. E' così che l'esperienza dell'arte e il suo sapere "desituato rispetto al sapere comunemente inteso" trova il luogo della sua comunicazione in un'esperienza aperta di eventi e di accadimenti. L'artista esce dal suo "narcisismo", offre la sua creativa soggettività al confronto e alla condivisione con gli altri. Anche uno dei suoi ultimi lavori è sorretto dall'idea forte di porgere se stesso, il proprio essere artista quasi come dono sacrificale. Nella "Foresta Impugnabile", opera del 1998-99, Lanfredini segna una sorta di cammino, di percorso con colonne in terracotta, ad altezza d'uomo, che terminano con le impronte delle proprie mani affondate nella creta che, assumendo le forme di un immaginario prefigurale, rivelano una sorta di fenomenologia presimbolica dell'inconscio che richiama la via di una connessione immediata di sensibile e psichico come si era espressa, ad esempio, nell'opera di Mirò. Il linguaggio preiconografico delle sue impronte sono infatti l'espressione di gesti primari che sembrano chiudere un cerchio, stare ad una fine che è anche inizio e ricominciamento di un percorso che, partito con la ricerca dell'elemento dell'origine, del principio organico formativo della materia e passando attraverso le figure di una mitologia del primario e del duplice, arriva di nuovo ad indicare, nel recupero di un'identità che è corporeità, rispecchiamento di sé nella coscienza, i gesti originari del plasmare come estensione del pensiero. Nelle presenze-assenze delle impronte delle mani, in quelle tracce, l'artista indica di nuovo se stesso e nello stesso tempo anche il senso profondo dell'operare artistico. …



L'INTERVENTO

Il mio intervento ha prodotto dei documenti fotografici che mostrano due opere di Italo, come fossero realmente dei "luoghi della scultura". L'idea é di collocare un paio di bozzetti in creta, normalmente posti sui mobili di casa in modo da mirarli con facilità, in luoghi reali trasformandoli in opere praticabili, ma solo fotograficamente. La decisione é stata presa perché per passare dai pochi chilogrammi di materiali necessari per il bozzetto alle parecchie tonnellate per l'opera finale, vedi Arianna con i suoi 1300 mt di pareti alte due metri, occorrono cospicue risorse finanziarie. Allora al visitatore della mostra si dà, l'illusione di un sogno, realizzato mediante tecniche fotografiche. Il risultato finale é visibile in una saletta dell'Ex convento di S. Maria di Gonzaga - MN fino al 26-03-2000, sotto forma di due immagini con il lato maggiore di un metro e il bozzetto accanto. Ho già avuto la soddisfazione di sentire che frequentemente i visitatori chiedono l'indirizzo per visitare i suddetti "luoghi della scultura", perché non l'hanno trovato sull'etichetta. Queste due foto appaiono anche sul catalogo insieme con altre tre realizzate appositamente.



FORME RICREATIVE

Il tema affrontato da Italo con le sue opere artistiche, che diventano luoghi coi quali anche l'autore stesso interagisce, é quello centrale della vita, plasmata e plasmante a sua volta. Un modo per dare un significato alla presenza umana, sentirsi attivi nei "luoghi come sculture". Ti senti come su un trampolino di lancio che proietta improvvisamente la tua mente verso orizzonti inesplorati da lungo tempo, acquisendo esperienze nuove fino a che non ti senti amalgamato con il luogo.
Il pensiero nascosto nelle uova, é un eccellente artifizio per renderci conto, e trasmetterci, che tutto ciò che stiamo pensando in conseguenza all'esperienza del vivere i "luoghi come sculture", diventa un regalo dell'autore dell'opera.
Davanti alle installazioni, ci si riscopre a pensare e soprattutto a recuperare concetti fondamentali. I miliardi di persone esistenti sulla terra, vivono grazie ad un sistema socio-tecnologico estremamente diverso da quell'esistente 10.000 anni fa, che purtroppo ci allontana dalla natura e a volte anche dai nostri simili, allora le opere di Italo che sono un luogo come scultura, l'arte che si fa natura, sembrano avvicinarci un po' a queste cose che stiamo perdendo, ci rendono la natura più amichevole, produciamo pensieri sulla vita in un insieme corroborante per la mente e riequilibratore. Questi pensieri ci confermano che siamo ancora quelli di 10.000 anni fa, ma con la mente troppo impegnata a confrontarsi con la cultura del momento se non del luogo, perdendo di vista troppo facilmente concetti ricreativi che esprimono ai più alti livelli la nostra vita.



DETTAGLI

I lavori di Italo, realizzati principalmente con la creta, dopo la cottura assumono un caratteristico colore di terra bruciata, comunque di tonalità calda tra l'arancio e il marrone che ricordano da vicino culture, per ora non troppo inquinate dall'era informatica, come il continente africano, le tonache dei sacedoti di certe religioni o più semplicemente le svariate sfumature di una fiamma.

In tutto questo ho trovato una connessione con il colore della grafica base di questo sito, ideato pensando un po' ai colori primari quali potevano essere quelli della terracotta, e solo dopo qualche mese, ho conosciuto Italo Lanfredini.

Un altro aspetto interessante del lavoro di Italo, sono i sui disegni di studio che realizza prima ancora di fare il bozzetto, sono di memoria leonardesca e colorati in modo monocromo realizzando una sinfonia color terracotta.

Lo sfondo di questa pagina, e delle altre su questa mostra, é stato gentilmente concesso e ricavato da un'immagine di Italo Lanfredini, Arianna.



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